Producono pepite, utili anche per riciclare i rifiuti elettronici
Trasformare degli speciali batteri ‘Re Mida’ in fabbriche di pepite: l’uso di microrganismi capaci di ‘mangiare’ l’oro potrebbe essere la chiave per riutilizzare miniere esaurite, riciclare i rifiuti elettronici e cercare nuovi depositi sotterranei. A capire tutti i segreti di questi processi biologici sono stati i ricercatori dell’università australiana di Adelaide. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Chemical Geology.
In natura l’oro, come qualsiasi altro elemento presente sulla Terra, viene continuamente elaborato e trasformato dagli esseri viventi, in particolare dai microrganismi, in un continuo ‘riciclo’ che tende a disciogliere le particelle di oro dai minerali in cui è legato oppure a concentrarlo in piccole pepite di oro molto puro.
“Sapevamo già dell’esistenza di questi processi – ha detto Frank Reith, uno degli autori dello studio – ma per la prima volta sappiamo che queste trasformazioni avvengono in appena pochi anni o decenni, giusto un battito di ciglia se paragonato su scale geologiche”.
Si tratta di processi chimici e biologici molto complessi e comprenderli appieno potrebbe aiutare a trasformare i batteri coinvolti in questo ciclo in dei veri e propri Re Mida. Rendere i processi ancor più rapidi ed efficienti potrebbe aprire alla possibilità di trasformare i batteri in veri e propri minatori capaci di estrarre l’oro da miniere ormai considerate esauste o semplificare molto i complessi meccanismi necessari a estrarre l’oro dai rifiuti elettronici.